I dolcificanti sono additivi che, aggiunti a un alimento o a una bevanda, gli conferiscono un sapore dolce e, in alcuni casi, ne esaltano il sapore, al pari degli esaltatori di sapidità.[1][2]
Pur fornendo una dolcezza simile a quella dello zucchero da cucina o saccarosio, i dolcificanti non apportano calorie, e in questo caso sono definiti a zero-calorie o non nutritivi, o ne apportano molto poche.[3]
Sono aggiunti a una grande varietà di alimenti e bevande, quali latticini, come lo yogurt e i budini, cibi in scatola, marmellate e gelatine, bibite analcoliche, miscele in polvere per bevande, gomme da masticare, caramelle e dentifrici, nonché a tutti i prodotti commercializzati come “dietetici” o “senza zucchero”.[4]
Secondo le normative UE sugli additivi alimentari, non tutte le sostanze dal sapore dolce sono classificate come dolcificanti.[1] Tra le sostanze escluse ci sono i monosaccaridi, quali glucosio e fruttosio, i disaccaridi, compresi, oltre ovviamente al saccarosio, gli altri presenti nell’alimentazione umana, quindi lattosio, maltosio e trealosio, e gli oligosaccaridi. Sono esclusi anche gli alimenti che li contengono e che sono utilizzati per le loro proprietà dolcificanti, ad esempio il miele, lo zucchero invertito, la melassa, lo sciroppo d’acero o quello di mais, e alcuni omogeneizzati di frutta.[2][5]
La presenza dei dolcificanti nei prodotti è riportata nella lista degli ingredienti presente sull’etichetta, dove ne è indicato il nome e/o con il numero E, al pari degli altri additivi alimentari.[6]
In commercio sono disponibili in varie forme quali bustine, piccole pillole, polvere, o in forma liquida.
Sulla base delle evidenze scientifiche disponibili il loro uso, nelle quantità consentite, non è ritenuto dannoso per la salute umana. Tuttavia, al pari degli altri additivi alimentari, anche i dolcificanti sono soggetti a periodiche rivalutazione della sicurezza.[7]
Indice
- Dolcificanti naturali e artificiali
- Potere dolcificante
- Esempi di dolcificanti
- Effetti sulla salute
- Bibliografia
Dolcificanti naturali e artificiali
I dolcificanti possono essere estratti dalle piante, essere prodotti utilizzando microorganismi, o essere sintetizzati.
Esempi di dolcificanti di origine vegetali sono la taumatina (E957), una miscela di proteine strettamente correlate estratta dal frutto della pianta Thaumatococcus daniellii, e i glicosidi steviolici (E960a), estratti dalle foglie della pianta Stevia rebaudiana, mentre la neoesperidina (E959) deriva dalla idrogenazione di un flavone glucoside presente nei fiori, frutti e scorza del pompelmo e dell’arancia amara.[8][9]
L’eritritolo (E968) deriva da fermentazioni batteriche di zuccheri vegetali.[10]
Infine, altri dolcificanti, come la saccarina (E954), sono sintetizzati artificialmente.[11]
Potere dolcificante
La dolcezza relativa dei dolcificanti, rispetto al saccarosio, varia notevolmente da un composto all’altro.
Alcuni dolcificanti, come i polioli, ad esempio il sorbitolo (E420) e lo xilitolo (E967), hanno una dolcezza pari o di poco inferiore al disaccaride. Altri hanno una dolcezza che è da qualche decina di volte maggiore, come i ciclamati (E952), a centinaia di volte maggiore, come l’aspartame (E951), l’acesulfame K (E950), la saccarina e il sucralosio (E955), o addirittura migliaia di volte maggiore, come la neoesperidina, la taumatina e il neotame (E961), rispetto a quella dello zucchero da cucina.
Ovviamente, maggiore sarà il potere dolcificante del composto, minore sarà la quantità da utilizzare. Di conseguenza anche il loro apporto energetico è del tutto trascurabile.[4][9][12]
Esempi di dolcificanti
Di seguito sono riportati i dolcificanti inclusi nell’elenco degli additivi alimentari la cui utilizzazione è stata autorizzata nella Comunità Europea in base al regolamento 1129/2011 della Commissione Europea pubblicato l’11 novembre 2011. Questo elenco è una modifica dell’allegato II del regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento Europeo, ed è stato a sua volta modificato nel 2013.[1]
Numero E | Additivo | Dolcezza relativa |
---|---|---|
E420 | Sorbitolo | 0,5-1 |
E421 | Mannitolo | 0,7 |
E950 | Acesulfame K | 200 |
E951 | Aspartame | 180-200 |
E952 | Ciclamati | 30 |
E953 | Isomalto | 0,5 |
E954 | Saccarina | 300 |
E955 | Sucralosio | 600 |
E957 | Taumatina | 2000-3000 |
E959 | Neoesperidina DC | 1900 |
E960a | Glicosidi steviolici dalla Stevia | 200-400 |
E960b | Glicosidi steviolici prodotti enzimaticamente | 200-400 |
E960c | Glicosidi steviolici glucosilati | 200-400 |
E961 | Neotame | 7000-13000 |
E962 | Sale di aspartame e acesulfame | 350 |
E964 | Sciroppo di poliglicitolo | 0,4-0,9 |
E965 | Maltitolo | 1 |
E966 | Lattitolo | 0,5 |
E967 | Xilitolo | 1 |
E968 | Eritritolo | 0,6-0,8 |
E969 | Advantame | 20000 |
Esistono differenze tra i dolcificanti autorizzati nella Comunità Europea e quelli autorizzati negli Stati Uniti, solo sei, o in Gran Bretagna, solo otto.[4][13]
Effetti sulla salute
Sulla base delle evidenze scientifiche attualmente disponibili, i dolcificanti in uso sono sicuri per la popolazione generale, comprese le donne in gravidanza.[7] Tuttavia, in presenza di particolari condizioni il consumo di alcuni di loro dovrebbe essere limitato o evitato.
- L’aspartame dovrebbe essere evitato in caso di fenilchetonuria, essendo una fonte di fenilalanina, un aminoacido che le persone affette da questa rara malattia genetica non sono in grado di metabolizzare.[14]
- I polioli, naturalmente presenti in molti frutti e vegetali, se consumati in grande quantità possono avere un effetto lassativo. Nel caso in cui costituiscano più del 10% del prodotto, l’etichetta deve riportare che il suo consumo eccessivo può avere effetti lassativi.[13] La riduzione dell’assunzione di polioli è uno dei suggerimenti della low FODMAPs diet, spesso consigliata ai soggetti affetti da sindrome del colon irritabile (IBS).[15]
- Sono contradditori i risultati degli studi che hanno cercato di correlare l’uso dei dolcificanti con la perdita di peso e il contrasto all’obesità, mentre non ci sono evidenze che aumentino l’appetito.[7][16][17]
- La loro assunzione dovrebbe essere preclusa, in via precauzionale, ai bambini di età inferiore ai due anni.[18]
- Poiché un elevato consumo di zucchero aumenta il rischio di carie dentali, il loro utilizzo, sempre che l’alimento non contenga zuccheri, ne riduce il rischio.[13][19]
Va sottolineato che i dolcificanti non sono causa di cancro.[20]
Bibliografia
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