Un elevata assunzione di sodio o Na+, di cui la principale fonte è il sale da cucina o cloruro di sodio o NaCl, contribuisce ad aumentare la pressione arteriosa e allo sviluppo dell’ipertensione; ciò è supportato da molti studi epidemiologici, su animali, di migrazione delle popolazioni, e meta-analisi di studi, con la “prova finale” derivante da studi accuratamente controllati dose-risposta. Inoltre, nelle società primitive, dove l’apporto di Na+ è molto basso, i soggetti raramente vanno incontro a ipertensione, e con l’avanzare dell’età non si verifica l’aumento della pressione arteriosa.
Probabilmente le dimensioni dell’effetto della sua assunzione sulla pressione arteriosa sono sottostimate.
INDICE
Consumo raccomandato
Il fabbisogno giornaliero del minerale è molto basso; infatti la quantità minima richiesta dall’uomo per il mantenimento della vita è di 250 mg/die (Nota: il sale iodato è un’importante fonte alimentare di iodio in tutto il mondo).
L’americano medio consuma Na+ in grande eccesso rispetto alle richieste fisiologiche; nonostante le linee guida pubblicate dal Departments of Agriculture and Health and Human Services, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2006 l’apporto medio di sale negli USA è stato di 10,4 g/die per l’uomo e 7,3 g/die per la donna, una quantità superiore rispetto agli anni precedenti.
Uno studio pubblicato a febbraio 2010 su “The New England Journal of Medicine” ha mostrato che “una riduzione di 3 g/die dell’apporto di sale (1200 mg di Na+/die) che coinvolga un’ampia fascia di popolazione dovrebbe ridurre il numero annuale di nuovi casi di malattia cardiovascolare di 60000/120000, di ictus di 32000/66000, di infarto del miocardio di 54000/99000 e ridurre il numero annuale di morti per qualsiasi causa di 44000/92000″ (Bibbins-Domingo et all., vedi Bibliografia).
Questi benefici, simili in ampiezza a quelli ottenibili da:
- una riduzione del 50% del consumo di tabacco;
- una riduzione del 5% dell’indice di massa corporea (BMI, acronimo dell’ingles Body Mass Index) negli adulti obesi;
- una riduzione dei livelli di colesterolo.
Questi benefici riguardano tutte le fasce d’età adulta, i neri e i non neri, ed entrambe i sessi. I benefici per i neri sono maggiori rispetto a quelli per i non neri, in entrambe i sessi e in tutte le fasce d’età adulta. E’ stato stimato un risparmio annuale nelle spese sanitarie oscillante tra i 10 e i 24 miliardi di dollari.
Studi clinici hanno anche documentato che una ridotta assunzione di sodio è in grado di abbassare la pressione arteriosa in un quadro di assunzione di farmaci antipertensivi, e può facilitare il controllo dell’ipertensione stessa.
Nonostante ciò il suo consumo negli USA è in aumento!
Pertanto si raccomanda, per prevenire lo sviluppo dell’ipertensione, una riduzione del suo apporto e, in ragione degli alimenti a disposizione e dell’elevato consumo corrente, una raccomandazione ragionevole può essere di porre come limite superiore 2,3 g/die pari a 5,8 g/die di sale.
Come raggiungere questo livello?
Può essere raggiunto:
- usando meno sale possibile durante la preparazione dei cibi;
- evitando di aggiungerlo una volta che i cibi sono in tavola;
- limitando i cibi trasformati molto salati.
Alimenti ricchi di sodio
Quali sono le principali fonti di sodio alimentare? Sono tre, di cui una in genere trascurabile.
- Il sale utilizzato a tavola: rappresenta fino al 20% dell’apporto giornaliero;
- Il sale o i composti del sodio aggiunti durante la preparazione o la trasformazione dei cibi: tra il 35 e 80% del sodio assunto giornalmente proviene dai cibi trasformati.
In quali cibi sono presenti?
Carne e pesce trasformati, affumicati o sotto sale quali affettati, salsicce, salumi, tonno sott’olio ecc; estratti di carne e salse, snack salati, salsa di soia, salsa piccante, salse industriali pronte; alimenti preconfezionati surgelati; minestre in scatola, legumi in scatola, formaggi soprattutto a lunga stagionatura ecc.
Ci sono anche molti additivi alimentari che contengono il minerale quali il fosfato disodico (es. nei cereali, gelati, formaggi), il glutammato monosodico (es. nella carne, minestre, condimenti), il sodio alginato (es. nei gelati), il sodio benzoato (es. nei succhi di frutta), il sodio idrossido (es. nei salatini e nei prodotti con cacao), il sodio propinato (es. nel pane), il sodio solfito (es. nella frutta secca), il sodio pectinato (es. negli sciroppi, gelati, marmellate), il sodio caseinato (es. nei gelati e in altri prodotti surgelati), il sodio bicarbonato (es. nel lievito in polvere, zuppa di pomodoro, confetture).
Quindi attenzione agli ingredienti! - Il sodio naturalmente presente negli alimenti. In genere basso negli alimenti freschi.
La risposta pressoria alla riduzione dell’apporto dietetico di Na+ è eterogenea, con gradi minori o maggiori a seconda degli individui. Di solito l’effetto della riduzione tende a essere maggiore nei neri, nelle persone di mezza età e negli anziani, e nei soggetti con ipertensione, diabete e malattia renale cronica.
Inoltre la risposta a tale riduzione è influenzata da fattori sia genetici che dietetici.
Dieta e risposta pressoria al sodio
Alcuni componenti della dieta possono modificare la risposta pressoria al sodio.
- Un elevato apporto dietetico di cibi ricchi di potassio e calcio, quindi frutta, verdura, legumi (ad es. la dieta mediterranea) e latticini magri (ad es. la dieta DASH) può prevenire o attenuare l’aumento della pressione a seguito di un dato aumento dell’apporto di Na+.
- Alcuni dati, osservati principalmente in modelli animali, suggeriscono che una elevata assunzione di saccarosio potrebbe potenziare la sensibilità della pressione sanguigna verso sodio.
Nota: elevati apporti di Na+ possono contribuire allo sviluppo dell’osteoporosi: determinano infatti un aumento dell’escrezione renale di calcio, in modo particolare se l’assunzione giornaliera di calcio è bassa.
Bibliografia
- Appel L.J., Brands M.W., Daniels S.R., Karanja N., Elmer P.J. and Sacks F.M. Dietary approaches to prevent and treat HTN: a scientific statement from the American Heart Association. Hypertension 2006;47:296-308. doi:10.1161/01.HYP.0000202568.01167.B6
- Bibbins-Domingo K., Chertow G.M., Coxson P.G., Moran A., Lightwood J.M., Pletcher M.J., and Goldman L. Projected effect of dietary salt reductions on future cardiovascular disease. N Engl J Med 2010;362:590-599. doi:10.1056/NEJMoa0907355
- Cappuccio FP. Overview and evaluation of national policies, dietary recommendtions and programmes around the world aiming at reducing salt intake in the population. World Health Organization. Reducing salt intake in populations: report of a WHO forum and technical meeting. WHO Geneva 2007;1-60.
- Chen J, Gu D., Jaquish C.E., Chen C., Rao D.C., Liu D., Hixson J.E., Lee Hamm L., Gu C.C., Whelton P.K. and He J. for the GenSalt Collaborative Research Group. Association Between Blood Pressure Responses to the Cold Pressor Test and Dietary Sodium Intervention in a Chinese Population. Arch Intern Med. 2008;168:1740-1746. doi:10.1001/archinte.168.16.1740
- Denton D., Weisinger R., Mundy N.I., Wickings E.J., Dixson A., Moisson P., Pingard A.M., Shade R., Carey D., Ardaillou R., Paillard F., Chapman J., Thillet J. & Michel J.B. The effect of increased salt intake on blood pressure of chimpanzees. Nature Med 1995;10:1009-1016. doi:10.1038/nm1095-1009
- Ford E.S., Ajani U.A., Croft J.B., Critchley J.A., Labarthe D.R., Kottke T.E., Giles W.H, and Capewell S. Explaining the decrease in U.S. deaths from coronary disease, 1980-2000. N Engl J Med 2007;356:2388-2398. doi:10.1056/NEJMsa053935
- Geleijnse J.M., Witteman J.C., den Breeijen J.H., Hofman A., de Jong P., Pols H.A. and Grobbee D.E. Dietary electrolyte intake and blood pressure in older subjects: the Rotterdam Study. J Hyperten 1996;14:73741.
- Harlan W.R. and Harlan L.C. Blood pressure and calcium and magnesium intake. In: Laragh J.H., Brenner B.M., eds. Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2end ed. New York: Raven Press 1995;1143-1154
- Holmes E., Loo R.L., Stamler J., Bictash M., Yap I.K.S., Chan Q., Ebbels T., De Iorio M., Brown I.J., Veselkov K.A., Daviglus M.L., Kesteloot H., Ueshima H., Zhao L., Nicholson J.K. and Elliott P. Human metabolic phenotype diversity and its association with diet and blood pressure. Nature 2008;453:396-400. doi:10.1038/nature06882
- Pickering T.G. New guidelines on diet and blood pressure. Hypertension 2006;47:135-136. doi:10.1161/01.HYP.0000202417.57909.26
- Simpson F.O. Blood pressure and sodium intake. In: Laragh J.H., Brenner B.M. eds. Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2end ed. New York: Raven Press 1995;273-281
- Strazzullo P., D’Elia L., Kandala N. and Cappuccio F.P. Salt intake, stroke, and cardiovascular disease: meta-analysis of prospective studies. BMJ 2009;339:b4567. doi:10.1136/bmj.b4567
- Tzoulaki I., Brown I.J., Chan Q., Van Horn L., Ueshima H., Zhao L., Stamler J., Elliott P., for the International Collaborative Research Group on Macro-/Micronutrients and Blood Pressure. Relation of iron and red meat intake to blood pressure: cross sectional epidemiological study. BMJ 2008;337:a258. doi:10.1136/bmj.a258
- Weinberger M.H. The effects of sodium on blood pressure in humans. In: Laragh JH, Brenner BM, eds. Hypertension: pathophysiology, diagnosis and management. 2end ed. New York: Raven Press 1995;2703-2714.
- Writing Group of the PREMIER Collaborative Research Group. Effects of comprehensive lifestyle modification on blood pressure control: main results of the PREMIER Clinical Trial. JAMA 2003;289:2083-2093. doi:10.1001/jama.289.16.2083
- World Health Organization, International Society of Hypertension Writing Group. 2003 World Health Organization (WHO)/International Society of Hypertension (ISH) statement on management of hypertension. Guidelines and recommendations. J Hyperten 2003;21:1983-1992.