Carico di carboidrati e sport di resistenza

Il carico di carboidrati è un’ottima strategia per ottimizzare le riserve energetiche nei muscoli prima dell’inizio di una competizione di resistenza come la maratona, l’ironman, il nuoto in acque libere o una gara di ciclismo su strada.

Cosa “mangia” il muscolo durante gli sport di resistenza?

Negli sport di resistenza le cause più probabili alla base dell’insorgenza della fatica sono la disidratazione e la deplezione dei carboidrati, in particolare del glicogeno muscolare ed epatico.
Per evitare la “crisi” dovuta alla deplezione dei carboidrati muscolari ed epatici è fondamentale avere alla partenza ottimi depositi di glicogeno.

Cosa influenza i depositi di glicogeno?

  • L’alimentazione nei giorni precedenti la gara.
  • Il livello di allenamento: chi è più allenato sintetizza più glicogeno e ha depositi potenzialmente maggiori perché ha enzimi più efficienti;
  • L’attività il giorno della gara e i giorni precedenti, in quanto se il muscolo non lavora non perde glicogeno. Quindi nei giorni che precedono la gara è bene fare allenamenti leggeri, così da non intaccarne le riserve, e curare l’alimentazione.

L’origine “svedese” del carico di carboidrati

Negli eventi che durano più di 90 minuti, avere riserve muscolari di glicogeno molto elevate (si parla di supercompensazione del glicogeno) può migliorare la performance, ossia il tempo necessario per completare una data distanza, di un 2-3% in confronto con una situazione in cui le riserve di glicogeno sono normali o basse. Nelle competizioni con durata inferiore ai 90 minuti i benefici della supercompensazione sembrano essere piccoli o assenti.
Gli atleti ben allenati possono ottenere la supercompensazione delle riserve di glicogeno anche senza ricorrere alla fase di deplezione dei carboidrati precedente al carico degli stessi, vecchia tecnica messa a punto da due ricercatori svedesi, Saltin e Hermansen, negli anni ’60 del secolo scorso.
I due ricercatori scoprirono che la concentrazione muscolare del glicogeno poteva essere raddoppiata seguendo nei sei giorni precedenti la gara una dieta di questo tipo:

  • tre giorni di dieta ipoglucidica (poverissima di carboidrati);
  • tre giorni di dieta iperglucidica, il cosiddetto carico di carboidrati (dieta ricchissima di carboidrati).

Questa dieta crea un sacco di problemi: i primi tre giorni senza carboidrati (ossia senza pasta, riso, pane, patate, legumi, frutta ecc.) sono durissimi, ci possono essere anche sintomi simili alla depressione dovuti al carente apporto di glucosio al cervello, mentre i vantaggi che si ottengono sono pochi. Inoltre, con le tecniche di preparazione attuali, tipo e quantità di lavoro svolto, già si riescono a ottenere livelli di glicogeno elevati, oltre i 2,5 g/kg.

Il carico di carboidrati “moderno”

Immaginando di avere la gara la domenica un possibile schema per ottenere la supercompensazione delle riserve di glicogeno può essere il seguente:

  • mercoledì, ossia 4 giorni prima della competizione, allenamento discreto e poi cena senza carboidrati;
  • da giovedì, quindi 3 giorni prima della competizione, dieta iperglucidica, ossia il carico di carboidrati e allenamenti leggeri.
Esempio di carico di carboidrati per la supercompensazione delle riserve di glicogeno
Carico di Carboidrati: Dieta da 2500 kcal

La quantità di carboidrati necessaria per ripristinare le scorte di glicogeno o per promuoverne il carico varia in funzione della durata e dell’intensità del programma di allenamento, ed è compresa tra 5 e 12 g/kg/d a seconda dell’atleta e della sua attività. Con apporti di carboidrati maggiori si possono ottenere scorte più elevate di glicogeno, ma non sempre questo determina prestazioni migliori. Inoltre c’è anche da considerare il fatto che l’accumulo di glicogeno si accompagna a un aumento di peso dovuto alla ritenzione di acqua, circa 3 grammi di acqua per ogni grammo di glicogeno, e per alcuni sport questo potrebbe non essere vantaggioso.

Bibliografia

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  2. Hargreaves M., Hawley J.A., & Jeukendrup A.E. Pre-exercise carbohydrate and fat ingestion: effects on metabolism and performance. J Sport Sci 2004;22:31-38. doi10.1080/0264041031000140536
  3. Jeukendrup A.E., C. Killer S.C. The myths surrounding pre-exercise carbohydrate feeding. Ann Nutr Metab 2010;57(suppl 2):18-25. doi:10.1159/000322698
  4. Moseley L., Lancaster G.I, Jeukendrup A.E. Effects of timing of pre-exercise ingestion of carbohydrate on subsequent metabolism and cycling performance. Eur J Appl Physiol 2003;88:453-458. doi:10.1007/s00421-002-0728-8

Dieta alcalina: quali benefici per la salute?

L’ipotesi alla base della dieta alcalina afferma gli alimenti proteici e i cereali, con un basso apporto di potassio, portano ad una dieta acida, a una escrezione acida netta a livello renale, a un aumento del calcio nelle urine, e al rilascio di calcio dallo scheletro: tutto ciò causerebbe osteoporosi.
E’ vero?
Il calcio presente nelle ossa in forma di carbonati e fosfati rappresenta un grande serbatoio di basi, cioè di sostanze con cui tamponare l’acidità nel corpo. In risposta a un carico acido, come quello derivante da diete ricche di proteine, questi sali vengono rilasciati in circolo per mantenere costante il pH. Il minerale è quindi eliminato nelle urine. E’ stato stimato che la quantità persa da un soggetto che segua questo tipo di diete potrebbe arrivare a circa 480 g in 20 anni o quasi metà della massa scheletrica di calcio!
Anche se queste perdite di calcio possono essere tamponate mangiando alimenti ricchi di sostanze alcaline, come frutta e verdura, e molte informazioni on-line così come un certo numero di libri promuovono una dieta alcalina per la salute delle ossa, una recente meta-analisi ha mostrato che l’associazione causale tra malattia dell’osso da osteoporosi e carico acido dietetico non è supportata da prove e non vi è alcuna evidenza che una dieta alcalina sia protettiva nei confronti della salute delle ossa, mentre protegge contro il rischio di calcoli renali.
Nota: è possibile che la frutta e la verdura siano benefiche per la salute delle ossa attraverso meccanismi diversi da quanto supposto dall’ipotesi della dieta alcalina.

Qual è il ruolo delle proteine?

L’eccesso di proteine nella dieta, a causa del loro elevato carico acido renale, può ridurre la densità ossea se non tamponato dalla ingestione di alimenti che ricchi di alcali, cioè frutta e verdura. Tuttavia, un adeguato apporto di proteine è necessario per il mantenimento dell’integrità ossea. Pertanto, potrebbe essere necessario l’aumento della quantità di frutta e verdura, invece della eccessiva riduzione delle proteine.
E’ quindi consigliabile consumare una dieta normo-proteica ricca di frutta e verdura e povera di sodio, come la dieta mediterranea. Un corretto abbinamento dei cibi prevede l’ingestione di alimenti con un carico acido negativo accompagnati da altri un carico acido positivo. Esempio: pasta più verdure o carne più verdura e frutta, le ultime due, in particolare la verdura, in porzioni generose.

Dieta Alcalina: Cibi e Carico Acido

Dieta alcalina e massa muscolare

Con l’avanzare dell’età vi è una perdita di massa muscolare che predispone a cadute e fratture. Una dieta ricca di potassio, ottenuto da frutta e verdura, così come un carico acido ridotto, protegge la massa muscolare sia negli uomini che nelle donne anziane.

Dieta alcalina e ormone della crescita

Nei bambini gravi forme di acidosi metabolica sono associate a bassi livelli di ormone della crescita, con conseguente bassa statura: la correzione dell’acidosi con bicarbonato o citrato di potassio aumenta in modo significativo l’ormone della crescita migliorando la crescita. Nelle donne in postmenopausa, l’uso di sufficiente bicarbonato di potassio nella dieta per neutralizzare il carico acido netto giornaliero ha determinato un aumento significativo dell’ormone della crescita e dell’osteocalcina risultante.
Migliorare i livelli di ormone della crescita può ridurre i fattori di rischio cardiovascolare, migliorare la qualità della vita, la composizione corporea, e anche la memoria e la cognizione.

Conclusioni

La dieta alcalina può comportare un certo numero di benefici per la salute.

  • L’aumento del consumo di frutta e verdura migliorerebbe il rapporto potassio/sodio e ciò potrebbe essere di beneficio per la salute delle ossa, potrebbe ridurre la perdita muscolare, così come mitigare altre malattie croniche come l’ipertensione e ictus.
  • L’aumento dell’ormone della crescita può avere molti effetti positivi, dalla salute cardiovascolare alla memoria e cognizione.
  • L’aumento del magnesio intracellulare è un altro vantaggio ulteriore della dieta alcalina; ad esempio, il magnesio, necessario per attivare la vitamina D, comporterebbe numerosi benefici aggiunti nei sistemi ormonali in cui la vitamina è implicata.

Va notato che una delle prime considerazioni riguardanti una dieta alcalina, che comprende più frutta e verdura, è sapere in che tipo di terreno questi cibi sono state coltivati poiché può influenzare in modo significativo il loro contenuto in minerali e quindi il loro potere tamponante.

Bibliografia

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  2. Fenton T.R., Lyon A.W., Eliasziw M., Tough S.C., Hanley D.A. Phosphate decreases urine calcium and increases calcium balance: a meta-analysis of the osteoporosis acid-ash diet hypothesis. Nutr J 2009;8:41. doi:10.1186/1475-2891-8-41
  3. Fenton T.R., Tough S.C., Lyon A.W., Eliasziw M., Hanley D.A. “Causal assessment of dietary acid load and bone disease: a systematic review and meta-analysis applying Hill’s epidemiologic criteria for causality.” Nutr J 2011;10:41. doi:10.1186/1475-2891-10-41
  4. Schwalfenberg G.K. The alkaline diet: is there evidence that an alkaline pH diet benefits health? J Environ Public Health 2012; Article ID 727630. doi:10.1155/2012/727630

Acidosi metabolica: qual è il ruolo della dieta?

La vita dipende da adeguati valori di pH sia all’interno dell’organismo e delle cellule che lo compongono che nell’ambiente circostante.
Gli esseri umani per evitare l’acidosi metabolica e sopravvivere necessitano di uno strettissimo controllo del valore del pH del sangue, che è pari a circa 7,4. A titolo di confronto, negli ultimi 100 anni il pH del mare è sceso da 8,2 a 8,1 a causa della crescente dissoluzione al suo interno di anidride carbonica, con un impatto negativo sulla vita degli oceani.
Anche il contenuto in minerali del cibo che mangiamo è notevolmente influenzato dal pH del terreno in cui le piante sono coltivate.

La scala del pH in relazione alla acidosi metabolica conseguente alla dieta
La scala del pH

Il pH ideale del terreno per ottenere la migliore disponibilità complessiva di nutrienti essenziali è compresa tra 6 e 7: un terreno acido, con pH inferiore a 6, può avere un ridotto contenuto in magnesio e calcio, mentre valori superiori a pH 7 possono rendere chimicamente non disponibili zinco, ferro, rame e manganese.

Acidosi metabolica e rivoluzione agricola e industriale

Nella dieta umana, dalla società dei cacciatori-raccoglitori alla presente, c’è stato un notevole cambiamento nel pH e nel carico acido netto della dieta umana. Con la rivoluzione agricola, e ancora più di recente, con l’industrializzazione, si è osservato:

  • un incremento della quantità di sodio rispetto a quella di potassio, con il rapporto potassio/sodio che si è invertito passando da 10 a 1 a 1 a 3, e del cloruro rispetto al bicarbonato;
  • una scarsa assunzione di magnesio e fibra;
  • una grande assunzione di zuccheri semplici e acidi grassi saturi.

Ne risulta una dieta che può portare ad acidosi metabolica, una condizione che non corrisponde a quelle che sono le esigenze nutrizionali geneticamente determinate. Inoltre, con l’invecchiamento, si assiste a una progressiva perdita della funzione regolatrice renale dell’equilibrio acido-base e al conseguente aumento dell’acidosi metabolica indotto dalla dieta.
Infine, una dieta povera di carboidrati ma ad alto contenuto proteico, con il suo aumentato carico acido, determina cambiamenti molto piccoli nella chimica del sangue, e nei valori del suo pH, ma causa molti cambiamenti nella chimica delle urine: si osserva un aumento del calcio, dell’acido urico indissociato e del fosfato, mentre si riducono il magnesio, il citrato e il pH delle urine.
Tutto ciò aumenta il rischio di calcoli renali.

Il pH come scudo acido

Il corpo umano ha una straordinaria capacità di mantenere un pH stabile nel sangue, con i principali meccanismi di compensazione presenti a livello renale e respiratorio.
Il pH nel corpo varia notevolmente da una zona all’altra. L’acidità massima si trova nello stomaco (pH 1,35-3,5), dove aiuta nella digestione e ci protegge nei confronti dei microrganismi opportunisti. La pelle è abbastanza acida (pH 4-6,5), e questo fornisce un “scudo” acido che funge da barriera protettiva verso l’ambiente nei confronti della proliferazione microbica. Ciò si osserva anche nella vagina, dove un pH inferiore a 4,7 protegge dalla proliferazione microbica.
L’urina ha un pH variabile da acido ad alcalino a seconda delle necessità di equilibrare l’ambiente interno.

Fluido o organo pH Funzione del pH
Pelle Tra 4 e 6,5 Barriera di protezione contro i microbi
Urine Tra 4,6 e 8,0 Limita la sovracrescita dei microbi
Succo gastrico Tra 1,35 e 3,5 Degradazione delle proteine
Bile Tra 7,6 e 8,8 Neutralizza l’acidità gastrica, aiuto nella digestione
Succo pancreatico 8,8 Neutralizza l’acidità gastrica, aiuto nella digestione
Fluido vaginale <4,7 Limita la sovracrescita dei microbi opportunistici
Liquido cerebrospinale 7,3 Bagna l’esterno del cervello
Liquido intracellulare Tra 6,0 e 7,2 Dovuto alla produzione di acido nelle cellule
Siero venoso 7,35 Strettamente regolato
Siero arterioso 7,4 Strettamente regolato
Modificato da: Schwalfenberg G.K.; vedere nella Bibliografia

Bibliografia

  1. Fenton T.R., Lyon A.W., Eliasziw M., Tough S.C., Hanley D.A. Meta-analysis of the effect of the acid-ash hypothesis of osteoporosis on calcium balance. J Bone Miner Res 2009;24(11):1835-1840. doi:10.1359/jbmr.090515
  2. Fenton T.R., Lyon A.W., Eliasziw M., Tough S.C., Hanley D.A. Phosphate decreases urine calcium and increases calcium balance: a meta-analysis of the osteoporosis acid-ash diet hypothesis. Nutr J 2009;8:41. doi:10.1186/1475-2891-8-41
  3. Fenton T.R., Tough S.C., Lyon A.W., Eliasziw M., Hanley D.A. Causal assessment of dietary acid load and bone disease: a systematic review and meta-analysis applying Hill’s epidemiologic criteria for causality. Nutr J 2011;10:41. doi:10.1186/1475-2891-10-41
  4. Schwalfenberg G.K. The alkaline diet: is there evidence that an alkaline pH diet benefits health? J Environ Public Health 2012; Article ID 727630. doi:10.1155/2012/727630